Gli altri sono sempre migliori di te. Solo che per gli altri, tu sei gli altri. E mentre tu sei lì a credere che gli altri siano sempre migliori di te, gli altri stanno pensando che tu sia sempre migliore di loro. Ormai ci siamo abituati a ragionare così. Ci siamo abituati ad utilizzare quello che fanno le altre persone come strumento di paragone per valutare quello che facciamo noi. Usiamo gli altri come criterio massimo di auto-giudizio. E nella maggior parte dei casi, se non in tutti, giudicare se stessi prendendo come punto di riferimento gli altri, ci porta a voler essere come loro. Perché gli altri sono sempre migliori di te. Al giorno d’oggi poi, la quotidianità delle persone è diventata la forma d’intrattenimento più importante. Guardare la vita degli altri è il passatempo per eccellenza. Ci guardiamo tutti a vicenda. Siamo tutti consapevoli di essere guardati dagli altri, esattamente come gli altri sono consapevoli di essere guardati da noi. E in una realtà di gente che ha la possibilità di guardarsi continuamente intorno, perdere la percezione di sé è facile. Siamo disorientati, smarriti, confusi. Controllare quello che fanno gli altri ci fa perdere di vista quello che facciamo noi, la nostra esistenza. E si finisce per avere la costante sensazione di star sbagliando sempre qualcosa, di non trovarsi mai al posto giusto. Si finisce per farsi influenzare al punto di entrare in un circolo vizioso di domande, dubbi, ansie legate alle proprie scelte. Perché le scelte degli altri sono sempre migliori delle tue. Vedere quello che fanno gli altri ci fa entrare in un vortice di messa in discussione perpetua, in cui è difficile trovare un punto stabile, un appiglio resistente a cui tenersi. Vedere quello che fanno gli altri ci porta a decentrare noi stessi, a farci mettere da parte le nostre motivazioni, le nostre pulsioni, i nostri ragionamenti, fino a non distinguere più il giusto dallo sbagliato, il vero dal falso. Vedere quello che fanno gli altri ci porta ad una ricerca esasperante dentro noi stessi di cose che non ci sono. Ci chiediamo troppo. Per questo siamo tutti insoddisfatti. Pretendiamo di trovare dentro di noi delle cose che vediamo negli altri, ma che probabilmente non esistono nemmeno dentro di loro. Siamo tutti insoddisfatti perché siamo convinti che gli altri non lo siano. Invidiamo la soddisfazione che vediamo negli altri, perché non riusciamo a trovare la nostra. Ma è il fatto stesso di credere che gli altri siano felici, soddisfatti, sereni, a renderci infelici, insoddisfatti e insicuri. Siamo invidiosi perché proiettiamo sulla vita degli altri la perfezione che manca nella nostra. Ma è tutta facciata. È tutta superficie. Gli altri sono sempre migliori di te semplicemente perché gli angoli bui non si vedono. Gli angoli bui non si possono vedere da fuori. Gli angoli bui non ci vengono raccontati, non vengono fotografati, non vengono ripresi, non vengono inseriti nell’immagine che si mostra in giro. Gli angoli bui restano nascosti dove nessuno vede, dove nessuno sa, dove nessuno va. Credo esistano due tipi di verità: la verità che dici e la verità che sai. La verità che dici è la verità che non hai paura di mostrare, quella che tiri in mezzo, quella che racconti, che esponi, che sei disposto a tenere in vetrina. La verità che sai invece, è la verità che sta sotto. È quella verità che sai tu, quella che a tratti ti fa paura, quella che nascondi, quella che ogni volta che ci hai a che fare, rimani in silenzio. La verità che sai non la fai vedere agli altri. E allo stesso modo gli altri non te la fanno vedere. Ogni volta che invidiamo, ogni volta che mettiamo a confronto la nostra vita con quella degli altri, ogni volta che vorremmo essere qualcosa che non siamo, dovremmo ricordarci della verità che sai. Perché noi vediamo negli altri soltanto una parte della loro verità. Noi vediamo negli altri qualcosa di meglio, perché conviviamo ogni giorno con le nostre paure, con la nostra angoscia, con la nostra rabbia, con i nostri sentimenti più ingombranti e brutali, ma non con i loro. Noi conosciamo fino in fondo la nostra imperfezione, la viviamo e la soffriamo, oggi più che mai, perché la realtà di oggi ci vuole come non possiamo essere. La realtà di oggi ci vuole competivi a livelli estremi, ci chiede di mandare affanculo la nostra umanità per diventare la nostra migliore rappresentazione. E scoprendo a nostre spese che la nostra migliore rappresentazione non esiste, seppur ci venga continuamente richiesta, finiamo per immaginarcela negli altri, convinti che almeno loro l’abbiamo trovata. Sogniamo la vita di qualcuno, che sta sognando la vita di qualcun altro. Forse non c’è niente oltre quello che siamo.
Gli altri sono sempre migliori di te?
La scuola è il primo dei mezzi da cui nasce questa visione di se stessi e degli altri.
Poi ci pensano i social.
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É quello che ho sempre pensato tutta la vita e che tendo a pensare ancora oggi dato che non ho ancora trovato la mia strada. So che gli altri non sono migliori di me, io posso essere meglio di qualcuno in qualcosa. Il problema è trovare il “cosa”. Grazie per scavare sempre dentro la mia anima. Un bacio 😘
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Bisognerebbe far leggere questo brano a tutti per indurli a ragionare. Siamo sempre invidiosi o, nel mio caso, demotivati da questo perenne confronto con gli altri. In un certo senso può essere utile per spingerci a migliorare, ma bisogna stare attenti a non farne una malattia.
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Già dal titolo ero rimasta colpita, ma leggendo le tue parole non ho potuto fare a meno di commuovermi per il fatto di aver finalmente trovato un modo per spiegare quello che provo e che, da sola, non sono mai riuscita ad esternare. Continua così.
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Dario.. ho trovato così tanti punti in comune con il mio pensiero che ad un certo punto ho capito che se avessi fatto copia e incolla di ogni singola frase perfetta mi sarei ritrovata a copiare tutto! Io ho sempre avuto un pensiero dentro, ogni volta in cui mi sono ritrovata a chiedermi perché fossi così infelice, è il pensiero è “perché non posso essere felice anche io come lo sono gli altri?”. E il mio pensiero diventa ossessione ogni qualvolta in cui è un giorno di festa, o un giorno speciale, durante il quale le mie aspettative raggiungono il vertice per poi cadere giù e fare più male del solito. Questo succede perché nei giorni di festa avverto questa pressione, quest’obbligo a dover anch’io tirare fuori il meglio di me e fare, fare fare ed essere felice quanto lo sono gli altri, anche se magari vorrei solo stare a letto a guardare un film. E questo mi fa sentire così sbagliata. Ma forse adesso un po’meno, non sono l’unica a pensarla in modo simile.
Apprezzo molto la tua individualità. Non traspare nella sua completezza durante i video con gli altri ragazzi, ma sei davvero una persona che vale la pena leggere e conoscere.
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Sono sempre più basita.
Sto commentando tutti i pezzi risultando forse fastidiosa, ma ti giuro: non mi sarei aspettata MAI di trovare uno specchio qui.
Ho paura.
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Grazie.
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Mi limiterò a dire che quello che hai scritto è praticamente la mia vita.
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