Non sappiamo goderci le attese. Quando non sai, quando non vedi, quando aspetti. Non sappiamo goderci le attese perché abbiamo sempre meno spazio per farci i nostri viaggi. Quelli mentali. Immaginare. Ci manca lo spazio per immaginarci le cose. Questo perché vediamo tutto, troppo, subito. È tutto live, tutto in diretta, tutto in questo momento. È la realtà delle cose che ci scorrono incessantemente sotto gli occhi. E noi le vediamo. Vediamo ogni particolare, anche il più insignificante, quello superfluo, quello che forse potevamo evitarci. Io credo che in mezzo a questa corrente di dati e fatti vada riscoperto il bello delle attese. È fondamentale. Vivere le attese è fondamentale. Perché le attese sono un incrociarsi di sensazioni diverse che non trovi da nessun’altra parte. Le attese sono la via di mezzo che ci manca. Quel momento in cui deve ancora succedere tutto. Quanto è bello quando deve ancora succedere tutto? Prima di una partenza, prima di un arrivo, prima di una risposta, prima di qualsiasi cosa programmabile c’è un’attesa dove può e deve ancora succedere tutto. L’attesa è quella fase di stallo dove è ancora tutto possibile. E se c’è una cosa di cui abbiamo bisogno ora è delle fasi di stallo. Perché hanno dentro quell’ansia che fa rallentare il tempo sovrapposta a quel desiderio di farlo passare più velocemente. È un contrasto unico. Io credo che lo sta scrivendo delle chat sia l’emblema della nostra incapacità di goderci l’attesa, lo stallo, la tregua. Lo sta scrivendo delle chat è colpevole di averci tolto il bello di non avere la minima idea. Ci ha tolto il bello di attendere al buio una risposta, senza riferimenti, travolti dai dubbi. Non sappiamo goderci le attese perché non vogliamo farci travolgere dai dubbi, ora che possiamo sempre toglierceli. Ora che possiamo sapere, vedere, controllare. Siamo dipendenti dalle certezze, drogati di evidenze. Subito, in diretta, al momento, istantaneamente. Abbiamo tutto così a portata di mano. Ecco perché non aspettiamo mai come dovremmo. Quando le cose si fermano, non appena si crea l’attesa, ci preoccupiamo di riempirla immediatamente. Non viviamo le attese, le schiviamo. Guarda la gente al semaforo che scorre ossessivamente lo schermo del cellulare con il dito, la gente negli autobus, nei treni, nelle strade, nei bar, nelle file, cercare distrazioni per dimenticarsi di quanto deve aspettare. Non abbiamo più pazienza e acceleriamo per arrivare prima possibile al punto. Leggiamo che sta scrivendo e ci mettiamo il cuore in pace. È una cazzata che riempie il tempo da un lato e ci svuota la testa dall’altro. Io credo che sia colpa di cose come lo sta scrivendo, come la segnalazione dell’ultimo accesso, della messaggistica istantanea in generale, se stiamo perdendo la fantasia. È che esistono troppi modi per tenersi in contatto e troppe poche occasioni per aspettare senza riferimenti, senza informazioni, senza distrazioni. Attendere senza sapere niente, fantasticando, restando veramente soli a immaginarsi come andrà, se andrà, cosa succederà, se succederà. L’istantaneo ci strappa il senso del vago. I dati ci rubano il gusto dell’astrazione. Non è che non sappiamo più immaginare e usare la fantasia, è solo che a tutta questa comoda concretezza ci stiamo abituando sempre di più. E adesso che possiamo calcolare, controllare, verificare, facciamo fatica a desiderare senza schemi, pensare senza vedere, restare in quel limbo tra il prima e il dopo senza prenderci male. Ci manca aspettare, da soli, vagando con la mente. Ora sto scrivendo ma tu non lo sai.
Credo che la mancanza di pazienza sia ormai la cosa che mi infastidisce di più. L’attesa, a parer mio, è meravigliosa.
Non a caso a volte il viaggio è molto più interessante e divertente della metà vera e propria, oppure attendere che qualcuno ci risponda, ragionare su cosa potrebbe dirci ed essere tartassati da questi pensieri.
Questo è uno di quegli argomenti che non vedevo l’ora che trattassi: che dire?! Hai fatto un ottimo lavoro, come al solito dopotutto.
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Colpisci nei punti giusti nel momento giusto.
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È stato strano, quasi mi sentivo a disagio leggendo. Stavo aspettando una persona, avevo un momento di possibile vuoto, ed ho aperto questa pagina.
Credo che in ogni tuo pezzo tu voglia non solo esprimere liberamente un tuo parere o pensiero, ma anche far riflettere. Ci sei riuscito, almeno con me.
Grazie
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Il piacere dell’attesa puoi ritrovarlo quando invii un messaggio su WhatsApp, compare la spunta blu, ma l’altro non risponde. Oppure no.
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