PENSARE (NOR)MALE

Penso che ci sia un collegamento tra la nostra crescente incapacità di convivere con le preoccupazioni, i pensieri negativi e lo standard di essere umano che ogni giorno ci viene sbattuto davanti agli occhi. Un essere umano capace di esercitare un controllo pressoché totale su se stesso, mai completamente abbandonato agli eventi, apprezzato da tutti, circondato da molte persone, sempre in ordine fuori e dentro, pieno di soldi, pieno di attenzioni, pieno di cose, pieno di buoni sentimenti. Un essere umano che sa come stare in equilibrio, che ha ottenuto e sa esattamente come ottenere quello che vuole. Un essere umano che, a conti fatti, non esiste. In effetti molti degli standard che ci vengono raccontati, e a cui siamo finiti per credere, non esistono. La maggior parte dei modelli di vita a cui ci rifacciamo sono fittizi. Proprio perché prevedono la perfezione e sottintendono l’equilibrio, due cose che probabilmente ci appartengono soltanto nell’utopico mondo dello stiamo tutti benissimo. Non c’è niente di nuovo nel dire che lo standard di essere umano, o almeno quello prevalente nella nostra società e nell’immaginario collettivo, preveda una perfezione esteriore a cui viene parallelamente fatta risalire una perfezione interiore. Ci caschiamo tutti molto più spesso di quanto pensiamo nel gioco del bello fuori bello dentro. Ci caschiamo, banalmente, ogni volta che vediamo una persona e, senza esserci mai fatti una visita guidata nei meandri delle sue frustrazioni e dei suoi paradossi, la trasformiamo in un traguardo da raggiungere, nell’essere umano che vorremmo diventare, nell’intestatario della vita che vorremmo vivere. La vita che sogniamo di avere è la vita che vediamo fare a qualcuno di vicino o lontano a noi, della quale però non possiamo conoscere gli angoli bui. C’è ancora chi crede nella perfezione. E anche a me capita di crederci a volte, devo dire. Mi succede quando provo invidia verso qualcuno a cui penso stia andando decisamente meglio di quanto non stia andando a me. Anche a me succede di credere nella perfezione. Poi però, il fatto stesso di aver provato invidia, sicuramente uno dei sentimenti più sottovalutati al mondo, mi fa puntualmente ricordare che in fin dei conti siamo tutti abbastanza degli stronzi, me compreso, e quindi no, in realtà non ci credo per niente alla perfezione. Però credo (e cedo) alla trappola dell’invidia. Se ci sono dei sentimenti-trappola uno di quelli è senza dubbio l’invidia. Perché l’invidia si apposta, ti attende e ti salta addosso non appena provi ad avvicinarti alla preda. E la preda, in questo caso, è la perfezione. Ci convinciamo di vederla nelle altre persone, proviamo ad avvicinarci ad essa e cadiamo nella trappola. Proviamo invidia, non potendo raggiungere la perfezione che siamo convinti di aver visto. La perfezione è un miraggio. L’invidia è il modo che abbiamo per non rassegnarci all’idea che lo sia veramente. E facciamo fatica a prendere le distanze da quella che a tutti gli effetti è soltanto una convinzione falsata, una speranza cieca. Facciamo fatica perché è difficile liberarsi da un concetto se questo ti viene ripetuto in vari modi, in vari posti e sotto varie forme, di continuo. Credere, anche solo ogni tanto, nel miraggio della perfezione ci ha portati a sviluppare un forte contrasto con le nostre preoccupazioni. Non accettiamo i nostri pensieri negativi e gli dichiariamo una guerra che ci vede sconfitti in partenza. Fare la guerra ai pensieri negativi è illudersi di poterne uscire vincitori. Controllare i pensieri è impossibile. Cercare di eliminarli non funziona. Convincerci che la perfezione esista ci ha portato a convincerci che i pensieri negativi non debbano esistere. E invece i pensieri negativi esistono e il miglior modo per evitarli è non cercare di evitarli. Serve smetterla di preoccuparsi del preoccuparsi stesso, smetterla di pensare che pensare male sia qualcosa di cui vergognarsi, smettere di chiedersi di essere in ordine come nessuno effettivamente è. Bisogna imparare la normalità, più che raccontarsi la perfezione. Tutti pensiamo male, tutti ci preoccupiamo, tutti proviamo cose che ci fanno pensare di essere sbagliati. Io ho smesso di condannare la mia invidia. Non mi sono rassegnato al suo manifestarsi, ho soltanto deciso di rifletterci. E così ho deciso di fare con tutti gli altri pensieri negativi. Lo standard ci disegna emotivamente pieni di buoni sentimenti. Ma c’è altro. È sbagliato credere nella perfezione perché c’è altro. C’è altro dentro di noi, oltre ai buoni sentimenti. Servirebbe prendere le distanze dallo standard dell’essere umano perfetto più che dalle proprie preoccupazioni. Perché l’errore non è fare degli errori, provare sentimenti negativi, pensare male, sentirsi incontrollabili. L’errore è credere che l’errore vada combattuto. L’errore è pensare che le debolezze vadano distrutte. Invece non c’è niente da eliminare. C’è soltanto bisogno di accettare costruttivamente il pensiero nella sua completezza. C’è bisogno di soffermarsi più a lungo sui pensieri negativi, che sono parte integrante di noi, per indagarli e comprenderli fino in fondo. Non per liberarsene ma per educarsi all’assoluta normalità della loro esistenza. Io a volte invidio. Ed è grazie all’invidia che mi ricordo di non credere alla perfezione. In fin dei conti siamo tutti un po’ degli stronzi. E va bene così.

5 commenti

  1. C’è bisogno di se stessi. Sani sentimenti e pure riflessioni. Bisogna accettare che siamo tutti umani soggetti a stimoli, incontri e realtà differenti. Scostarsi dall’idea di perfezione… che utopia! Ma la perfezione stessa, poi, di cosa tratta? Sei un brillante spunto di riflessione.

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  2. Stasera tornando a casa, dopo una giornata da smemorizzare, ho riflettuto sulla perfezione come illusione: cazzo se è vero. Tutta la giornata ho cercato di essere il modello del perfetto bravo ragazzo: venire incontro alle esigenze degli altri; minimizzare le cose negative; far al meglio il proprio dovere. In sintesi sono tornato a casa cazziato, criticato, incazzato. Ripensando alla riflessione di Dario mi sono reso conto di aver provato e provo invidia per gli stronzi che sono capaci di zittire la gente e metterli al loro posto. E sono incazzato perché so che domani riprendero
    La mia routine del bravo ragazzo accarezzando l invidia per gli stronzi. Scusate per lo sfogo. Spero di non essere stato fuori luogo.

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    1. Non sei l’unico credimi. Io una volta ero spensierata, non mi importava di ciò che pensavano gli altri… Poi però è arrivata quell’età, l’adolescenza, in cui tutto gira attorno al fatto di apparire. Sono cambiata, completamente. Ora anche se ci provo non riesco a essere me stessa davanti agli altri. Mi sono creata un altra personalità. Un altra me. C’è molta gente che crede di conoscermi. Ma in realtà in pochi, forse anche nessuno mi conoscono davvero.

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  3. Ho trovato questo tuo piccolo spazio proprio perchè io ci avevo visto qualcosa in te, e infatti era proprio così.
    Ti seguo su space valley, e non so perchè, tu avevi qualcosa in più, mi hai colpita subito.
    Mi piaci un sacco dario, mi piace come pensi e come invece da fuori sembri una persona piena di leggerezza, che non diresti mai che farebbe queste riflessioni.
    Ma io in te le avevo viste, e infatti ti ho stalkerato per bene e sono arrivata qui.
    La cosa che mi sconvolge di più, è che pensiamo allo stesso modo e sapere che non siamo gli unici è incoraggiante.
    Mi piacciono le persone come te, volevo solo dirtelo

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